La violenza nei confronti delle donne è un fenomeno drammaticamente diffuso che si manifesta indiscriminatamente in tutte le parti del mondo. Tuttavia, gli stereotipi e i pregiudizi spesso portano a considerarla un problema limitato alle fasce più vulnerabili della società. In realtà, i dati dimostrano il contrario: sia a livello globale che in Italia, una donna su tre tra i 16 e i 70 anni ha subìto violenza almeno una volta nella vita, con le forme più gravi spesso perpetrate da partner o ex partner.
Ciò significa che sia le vittime che gli autori di violenza potrebbero essere presenti nel nostro ambiente familiare, sociale o professionale, indipendentemente dal livello di istruzione o status socioeconomico. Questi fattori, tuttavia, possono influenzare la possibilità delle vittime di uscire dal ciclo della violenza e diventare indipendenti. Le vittime possono trovare sostegno in Case Rifugio o Centri Antiviolenza, dove ricevere supporto psicologico e legale. La legge prevede anche una serie di strumenti per agevolare questa transizione. Tuttavia, molte di queste norme sono poco conosciute e poco utilizzate.
Per questo motivo, INCA e CGIL hanno previsto un volantino informativo in occasione dell'8 marzo, per aiutare le donne a orientarsi tra le tutele disponibili.
Il Reddito di Libertà, ad esempio, fornisce un sostegno finanziario per le prime spese necessarie. Inoltre, se la vittima ha bisogno di astenersi dal lavoro per motivi di sicurezza o per consultare professionisti come avvocati o psicologi, può usufruire di un congedo retribuito che può durare fino a 90 o 180 giorni, a seconda dei contratti di lavoro.
Queste misure offrono un aiuto concreto per facilitare la fuoriuscita da situazioni di violenza, garantendo sostegno economico e la possibilità di prendersi cura dei propri figli.
Il Reddito di Libertà, introdotto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 dicembre 2020, fornisce un contributo economico fino a 400 euro al mese per un massimo di 12 mesi, per sostenere le spese abitative e l'autonomia personale delle donne vittime di violenza e dei loro figli.
Il congedo retribuito è disponibile per diverse categorie di lavoratrici, è utilizzabile in coincidenza delle giornate lavorative in modalità giornaliera o oraria e offre un'indennità giornaliera pari al 100% dell'ultima retribuzione. Le domande da presentare all'INPS devono includere una certificazione che attesti l’inserimento della lavoratrice nel percorso di protezione, rilasciato dai servizi sociali del Comune di appartenenza, dai centri antiviolenza o dalle Case Rifugio.
Inoltre, le donne inserite in percorsi di uscita dalla violenza hanno diritto al 100% dell'Assegno Unico e possono richiedere l'Assegno di Inclusione.
Queste misure rappresentano un passo importante verso la protezione e il sostegno delle donne vittime di violenza, ma è fondamentale continuare a informare e sensibilizzare e favorire un cambiamento culturale che promuova la parità di genere e la non violenza.
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