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Edilizia: basta spot. Servono sicurezza e qualità

08 agosto 2025
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Nel 2025 il settore delle costruzioni in Umbria registra la prima battuta d’arresto dopo anni di espansione: -4,9% nel 2024 e un’ulteriore contrazione stimata al -7,7% nel 2025. Una frenata dovuta principalmente al ridimensionamento degli incentivi fiscali, che ha colpito la riqualificazione abitativa. Ma se da un lato il mercato rallenta, dall’altro l’edilizia pubblica continua a crescere: +36,4% la spesa in conto capitale dei Comuni, il 61% dei cantieri PNRR avviato o concluso.

In questo scenario la Fillea Cgil Umbria ribadisce l’urgenza di alzare il livello di qualità e sicurezza, anche alla luce dei dati allarmanti sulle morti sul lavoro, con l’Umbria in zona rossa per incidenza. Non si può parlare di sostenibilità o pensare ad un futuro sostenibile sulle spalle di lavoratori precari, sottopagati o non tutelati. Occorre rafforzare la formazione, la contrattazione di anticipo, il ruolo della bilateralità e il presidio sindacale nei cantieri, tanto più in una fase in cui lo scandalo milanese ha messo in luce il rischio di nuove speculazioni e opacità.

Il settore edilizio può essere leva di sviluppo, ma solo se guidato da un progetto di giustizia sociale e ambientale affinché sia possibile garantire buona occupazione, trasparenza, diritti.

Il peso dell’edilizia nell’economia umbra è da tempo maggiore rispetto a quello registrato a livello nazionale, anche se ultimamente si è affievolito. Qual è la vostra lettura?

I dati dell’Osservatorio Inps sul periodo 2019-2023 sono molto chiari: abbiamo registrato una crescita del 33% degli operai regolari in edilizia, passando da circa 745 mila a oltre 990 mila addetti. Nel Centro Italia l’incremento arriva al 34%, con l’Umbria che ha visto i propri operai salire da 147.268 a 196.748. Questo significa che negli anni del boom edilizio, trainati dai bonus e dagli incentivi europei, non solo l’occupazione è cresciuta, ma c’è stata una vera e propria emersione dal lavoro nero. Un risultato a cui ha contribuito in maniera determinante l’introduzione della congruità di manodopera a livello nazionale, entrata in vigore nel 2021 con effetti dal 2022, dopo l’esperienza della legge regionale umbra.

Dopo la fiammata occupazionale innescata dagli incentivi, il settore delle costruzioni sta affrontando una nuova fase segnata da un progressivo raffreddamento della domanda e da segnali di riemersione dell’irregolarità. Per questo servono regole certe e controlli rigorosi.

A proposito di sicurezza, l’Umbria è in zona rossa per incidenza di morti sul lavoro, superiore del 25% all’incidenza media nazionale.
È un dato che fa male, ma che purtroppo non sorprende. La cultura della prevenzione è ancora troppo debole, e troppo spesso si taglia sulla sicurezza per contenere i costi. Le cause sono note: discontinuità e precarietà lavorativa e contrattuale, subappalti a cascata, imprese con tempi di consegna capestro a cui si aggiunge anche il problema sul fronte ispettivo. Nel recente rapporto Inail si evidenzia infatti, come tra il 2022 e il 2024, le aziende ispezionate nel nostro Paese siano diminuite drasticamente a causa della carenza di organico, passando da 9.267 a 7.735.

Quali strumenti servono per rafforzare sicurezza e legalità nei cantieri umbri?
Serve un nuovo impulso strategico, che vada oltre i protocolli di facciata. Per questo abbiamo accolto con favore il rinnovato “Tavolo Tecnico per le Costruzioni, le Infrastrutture e la Sicurezza nei Cantieri” rinominato con deliberazione della Giunta Regionale dell’Umbria n. 580 dell’11 giugno 2025 su proposta dell’assessore De Rebotti, ma servono azioni operative: la patente a crediti non ha prodotto i risultati attesi, mentre dobbiamo puntare sul badge di cantiere, un tesserino elettronico collegato al sistema bilaterale che consenta di sapere chi si trova in cantiere in ogni momento. Si tratta di una best practice già prevista nel protocollo Sisma 2016, sperimentata a Roma per i lavori del Giubileo, che deve diventare realtà anche qui. Altrimenti, senza un coordinamento forte e senza strumenti innovativi, la sicurezza resterà solo sulla carta.

Quali dunque le priorità per il futuro del settore?

Nel nostro Paese c’è la necessità forte di rimettere mano al patrimonio edilizio esistente, che va riqualificato secondo criteri di sostenibilità ambientale e sicurezza sismica. Non basta rincorrere i bonus: serve una strategia industriale di lungo periodo, capace di andare oltre gli incentivi temporanei e affrontare il grande ritardo che abbiamo nella digitalizzazione dei cantieri. Tenendo anche conto che il recente inserimento della nostra regione nella Zes, zona economica speciale, potrebbe favorire occasioni di rilancio per le imprese.
Ma tutto questo non può prescindere dal lavoro di qualità: più sicurezza, più formazione e una contrattazione solida. Solo così la riqualificazione diventa occasione di sviluppo vero, e non l’ennesima stagione di interventi spot destinata a esaurirsi.

 

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