La notizia del cantiere irregolare individuato dai carabinieri del Nucleo ispettorato del Lavoro di Perugia a Ponte San Giovanni, con lavoratori impiegati in nero, violazioni in materia di salute e sicurezza ed elementi di caporalato, costituisce l’ennesima preoccupante dimostrazione di ciò che, come Fillea Cgil, denunciamo da tempo.
I fatti emersi non sono che la parte più visibile di un fenomeno esteso e radicato. Un sistema che incancrenisce il sistema produttivo e che vive di sfruttamento, concorrenza al ribasso e illegalità.
Dove c’è lavoro irregolare c’è svilimento della professionalità, mancanza di tutele e rischio concreto di incidenti. Si tratta di una forma di concorrenza sleale che alimenta l’evasione, penalizza le imprese virtuose e produce conseguenze dannose per chi lavora e per l’intero tessuto sociale.
In Umbria, come nel resto del Paese, la congruità della manodopera ha permesso di generare effetti positivi sia in termini di qualità del lavoro che di occupazione nel settore, ma si stratta di interventi che hanno bisogno di essere sostenuti e normalizzati nel lungo periodo.
Per questo è necessario rafforzare i controlli sulla trasparenza delle imprese, sulla qualità del lavoro, incentivare l’intero sistema della prevenzione e della formazione, ma per farlo serve un’azione diffusa e capillare in grado di frenare le pratiche distorsive e costruire un modello di sviluppo in grado di essere sostenibile e più giusto.