(Articolo pubblicato sul Corriere dell'Umbria il 04/09/2025)
Nuove Ri-Generazioni Umbria non può e non vuole rimanere fuori da una discussione nazionale, che spero si affronti anche a livello regionale, sulla questione delle “aree interne” dei nostri territori e che sia anche una risposta al Psnai, Piano strategico nazionale delle aree interne, approvato pochi mesi fa dal Governo, soprattutto in riferimento a quell’art. 4 che, in cui, per alcune aree interne, parla di “accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”.
Lo spirito con cui dovremmo rassegnarci a perdere una visione qualitativa delle storie, della cultura e della vita di certi luoghi non ci appartiene, così come viene riaffermato in una Lettera Aperta al Governo e al Parlamento anche da 139 vescovi e cardinali che chiedono al Governo e al Parlamento un cambio di passo e di visione rispetto a tale questione.
Pensiamo invece, come associazione, che sia l’ora di consolidare politiche opportune perché questi luoghi, invece di accompagnarli verso l’abbandono, indichino stili di vita e modelli di sviluppo diversi con cui misurarci, perché non c’è una sola idea di sviluppo, una sola idea dell’abitare, una sola idea di Nazione a cui tutti, come ci ricorda spesso Elena Granata, dobbiamo sottostare.
L’Italia non vive solo nelle grandi città, nei distretti produttivi e intorno ai grandi assi infrastrutturali, ma anche nelle sue aree interne, in quelle marginali, nelle aree montane, in tutti quei territori che rappresentano non porzioni isolate del Paese ma il 60% del territorio nazionale, e che sembrano rimandino solo passato mentre invece ci indicano anche un futuro.
L’Umbria è anche questo! La sua identità, e la sua anima risiede nelle sue valli e nelle sue colline, nel suo sistema appenninico, nelle città medie che custodiscono patrimonio artistico e identità, memorie ma anche proposte di innovazione sociale che vanno consolidate invece che essere abbandonate.
Dobbiamo tenere ben salda la bussola perché, ricordando a tutti che, accanto alle criticità, esistono grandi potenzialità di sviluppo che hanno a che fare con il paesaggio, la natura, le economie diffuse, il sistema dell’accoglienza e nuovi stili dell’abitare.
Smantellare scuole, presidi sanitari, chiudere sportelli bancari o postali, non investire su fragilità del territorio e rischi ambientali accompagnando così queste zone verso un percorso di spopolamento irreversibile non risponde agli obiettivi che da diversi anni Nuove Ri-Generazioni Umbria propone alla comunità regionale, ma spero anche che tale responsabilità la sentano, più che in passato, anche i diversi livelli istituzionali della nostra Regione.
C’è la necessità di meno contrapposizioni, ma di più coprogettazione e più costruzione di reti di interconnettività, capaci di agire sugli squilibri territoriali a partire, per esempio, da interventi su mobilità, servizi territoriali, accesso alla casa, lavoro da remoto.
Fino ad oggi l’attenzione alle aree interne non è stata all’altezza delle esigenze, mentre un rinnovato percorso di ascolto, con un pluralismo di soggetti e condivisione degli interventi porteranno certamente, oggi più di ieri, ad esperienze ed azioni di rigenerazione coerenti con le originalità locali e in grado di sostenere e rilanciare comunità, servizi e lavoro che non vogliono scomparire ma ridisegnare un futuro a territori, comunità e persone.
Mario Margasini, presidente Nuove Ri-Generazioni Umbria