Se elencare le difficoltà che attraversa la nostra regione sembra diventato quasi un esercizio di memoria collettiva, individuare possibili strategie per il suo rilancio è indubbiamente più complesso, ma necessario.
Le famiglie umbre vivono una condizione di crescente fragilità economica. La propensione al risparmio si ferma al 6,4%, ben al di sotto della media nazionale (8,3%) e di quella del Centro Italia (7,5%), il dato più basso tra le regioni del Centro-Nord (indagine Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, in collaborazione con Unioncamere e Camera di Commercio dell’Umbria). Alla base c’è un reddito medio inferiore dell’11,8% rispetto alla media italiana, a cui si sommano l’incertezza sul futuro e la debolezza dei servizi pubblici, che costringono a risparmiare non per investimento, ma per necessità immediate.
Per nulla trascurabile in questo contesto anche il trend demografico preoccupante: l’Umbria perde infatti giovani e competenze, con un saldo migratorio negativo tra i laureati di -4,8 ogni mille abitanti nella fascia 25-39 anni (dati Banca d’Italia, Economie regionali, 2023), mentre cresce l’incidenza dei lavoratori over 50. Un contesto di squilibrio in cui il mercato del lavoro che invecchia e una regione fatica a trattenere le nuove generazioni.
Allo stesso tempo, la povertà abitativa resta rilevante. In media in Italia il 16,2% dei minori vive in case con problemi strutturali o di umidità, una quota che supera il 20% in Umbria, dove il 25% dei bambini e ragazzi deve affrontare anche situazioni di sovraffollamento abitativo (dati Openpolis). Elementi questi, che non possono che contribuire a limitare le occasioni di crescita e apprendimento, generando così disuguaglianze in termini di opportunità educative e rischi sanitari.
Un contesto che spiega perché misure come il recente contributo regionale su scuola e trasporto rappresenti un intervento significativo e concreto che dà respiro e sostegno alle famiglie nell’immediato, ma che necessita di essere affiancato da politiche di lungo periodo capaci di incidere in modo strutturale.
L’annuncio del nuovo Piano socio-sanitario regionale 2025-2030, con 23 Case di comunità, 16 Ospedali di Comunità e 9 Centrali Operative Territoriali, indica una direzione di rafforzamento della sanità territoriale. Tuttavia, i dati Agenas mostrano che a fine 2024 solo 6 Case su 22 erano attive, e appena 2 pienamente operative: troppo poco per rispondere ai bisogni crescenti di una popolazione anziana e di famiglie sempre più sole nel fronteggiare spese sanitarie ordinarie e straordinarie. Così, pur sostenute da risorse, le Case di comunità avanzano lentamente, tra burocrazia e ritardi operativi. Una situazione che determina reti territoriali fragili, con risposte inevitabilmente insufficienti rispetto alla crescente domanda di salute di prossimità.
Per affrontare le sfide dell’Umbria occorre una qualificazione e valorizzazione complessiva del welfare.
Accanto alle politiche pubbliche, un contributo importante può arrivare dal welfare contrattuale e di comunità. L’edilizia rappresenta in questo senso un settore di riferimento: nonostante il rallentamento seguito al Superbonus, il comparto ha continuato a crescere (+0,5% il valore aggiunto nel 2024) grazie alla ricostruzione post-sisma e ai fondi PNRR. Al tempo stesso, il sistema bilaterale delle costruzioni ha dimostrato di poter garantire prestazioni concrete ai lavoratori e alle loro famiglie, offrendo un modello di welfare contrattuale che integra e rafforza quello pubblico e di saper individuare con progetti mirati, rivolti ai figli studenti e ai genitori anziani dei lavoratori, i problemi comunitari su cui c’è bisogno di sostegno.
Realizzare soluzioni di welfare aziendale, che non deve essere in alcun modo alternativo a quello pubblico, in grado di collegarsi con il territorio è possibile se c’è la volontà a livello locare di fare rete, di prendersi la responsabilità di contribuire in modo innovativo e strategico. Per questo serve la disponibilità di sperimentare e cooperare. Solo attraverso una visione lungimirante e partecipata è possibile sfidare la complessità e guardare al futuro con cauto ottimismo.
Elisabetta Masciarri, segretaria generale Fillea Cgil Umbria