Il quarto Rapporto ISPRA sul Dissesto Idrogeologico in Italia, recentemente pubblicato, offre una fotografia dettagliata relativamente alle criticità idrogeologiche che attraversano l’intero territorio nazionale, rappresentando un importante strumento a supporto delle decisioni riguardanti l’individuazione delle priorità di intervento e delle politiche di prevenzione e contrasto in materia.
Frane, valanghe ed erosione costiera interessano il 94,5% dei comuni italiani pari a 7.463.
Le cause non vanno ricercate esclusivamente nella natura morfologica del nostro Paese, ma anche nella progressiva e poco pianificata urbanizzazione e nella mancata manutenzione delle aree rurali e montane che si andavano via via abbandonando.
In questo contesto si aggiunge inoltre, la nota vulnerabilità dell’Italia ai cambiamenti climatici che negli ultimi anni stanno determinando un aumento della frequenza di piogge sempre più intense e come conseguenza, anche un aumento della frequenza delle frane superficiali, delle colate detritiche e delle alluvioni, incluse le flash flood (piene rapide e improvvise).
Dal Rapporto emerge come le zone a rischio frane siano aumentate del 15%, passando da 55.400 km² nel 2021 a 69.500 km² nel 2024, pari al 23% del territorio nazionale.
Per quanto riguarda l’Umbria, a giugno 2025, sono stati censiti 34.566 episodi franosi su un'area complessiva di 654 chilometri con un indice di franosità del 7,7 %.
La popolazione a rischio, residente in aree a pericolosità da frana elevata o molto elevata (P4+P3) nella nostra regione risulta di: 18.028 residenti, pari al 2,1% del totale regionale, di questi residenti, 12.888 nella provincia di Perugia e 5.140 in quella di Terni.
In merito agli edifici a rischio perché situati in aree soggette a pericolosità da frana elevata o molto elevata (P4+P3), se ne contano 13.711, di cui 8.849 nella provincia di Perugia e 4.862 in quella di Terni. Il peso relativo è 2,6% sul costruito provinciale a Perugia e 4,5% a Terni.
Mentre sono 1.188 le unità locali d’imprese a rischio pericolosità da frana elevata o molto elevata (P4+P3). A livello provinciale, le unità interessate sono 926 per Perugia e 262 per Terni.
I beni culturali individuati come a rischio, arrivano a 375, pari al 5,6% del totale regionale.
In questo quadro, prevenire e gestire i fattori di rischio diventa fondamentale.
Stando ai dati ReNDiS (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo), al dicembre 2024, risultanocensiti quasi 26.000 interventi per un importo complessivo finanziato, negli ultimi 25 anni, pari a 19,2 miliardi. Il 34% degli interventi appare concluso mentre un terzo è ancora da avviare.
La nuova Finanziaria sembra tuttavia ignorare, tra le altre cose, la progettazione e lo stanziamento delle risorse necessarie a prevenire e mitigare il cambiamento climatico e i suoi effetti.
Non c'è traccia infatti di misure che diano attuazione al Piano Nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico (PNACC), approvato nel dicembre 2023, mentre il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica risultano fra i Ministeri più colpiti dai tagli del Governo con inevitabili conseguenze sull'ambiente, la gestione e la manutenzione del territorio.
Redazione Nuove Ri-Generazioni Umbria