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Trasimeno, dietro la quiete del lago: l'urgenza del welfare che manca

11 aprile 2025
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Nel territorio del Lago Trasimeno, tra dolci colline e borghi affacciati sull’acqua, il tempo sembra scorrere più lentamente. Ma dietro il fascino indiscutibile del luogo, si nasconde una realtà complessa che chiama in causa la tenuta del welfare locale, soprattutto in relazione all’invecchiamento della popolazione.

Come evidenziato da Giorgio Fioretto, segretario Lega Spi Cgil Lago, gli anziani over 65enni sfiorano il 30% della popolazione locale, mentre gli ultra 80enni rappresentano ormai il 10% . A livello regionale, oltre 129mila persone vivono da sole spesso in aree poco servite e lontane dai presidi sociosanitari principali.

"Il problema non si pone finché le persone anziane sono autosufficienti e vivono in casa di proprietà", spiega Fioretto. "Ma quando insorgono fragilità, la mancanza di strutture e servizi adeguati diventa evidente".

Sebbene le pensioni risultino in linea con la media umbra, i numeri – avverte Fioretto – sono parzialmente falsati dalla presenza crescente di residenti “esterni”: persone provenienti da altre regioni o dall’estero che hanno acquistato casa nel territorio senza integrarsi pienamente nella vita sociale locale. Una presenza che da un lato alimenta l’economia immobiliare, ma dall’altro non contribuisce alla costruzione di legami comunitari o alla partecipazione attiva nei servizi di welfare.

Il quadro delle carenze strutturali è netto: nel comprensorio del Trasimeno sono disponibili solo 136 posti nelle residenze protette, a fronte di 87 persone già in lista d’attesa. Le strutture esistenti sono orientate a ospitare soggetti non autosufficienti, mentre mancano completamente servizi per anziani ancora autonomi, ma bisognosi di accompagnamento, relazioni, prevenzione.

Anche la medicina territoriale è in sofferenza: ambulatori specialistici in progressivo spostamento, difficoltà nel reperire medici di base, e un ospedale di riferimento – quello di Città di Castello – distante più di un’ora di auto dalle località lacustri. Per gli anziani soli o con problemi di mobilità, questo si traduce in isolamento e rinuncia alle cure.

Le rette delle residenze protette, inoltre, raggiungono soglie insostenibili: fino a 3.400 euro al mese, o 1.700 con supporti pubblici, ma il costo dei farmaci resta interamente a carico delle famiglie. Un welfare sbilanciato, che rischia di schiacciare proprio chi dovrebbe essere tutelato.

In questo scenario, assume un valore importante l’esperienza del progetto "SINAPSI – Pillole di lunga vita", promosso dalle Aziende USL Umbria 1 e USL Umbria 2, dalla Regione Umbria, unitamente a Auser, CESVOL, alle Reti di Promozione della Salute aziendali, all’Unione dei Comuni del Trasimeno e altri partner.

Si tratta di un ciclo di incontri gratuiti rivolti alla popolazione anziana, che si svolge nei centri sociali e culturali del territorio. Tra i temi trattati: prevenzione, educazione alimentare, uso corretto dei farmaci, sicurezza stradale, benessere relazionale e intergenerazionale. Gli appuntamenti, tenuti da professionisti sanitari e operatori del territorio, si pongono come uno strumento concreto di informazione, attivazione e accompagnamento.

“Quando la vita si complica…” è il titolo emblematico di uno degli incontri previsti, dedicato a conoscere strumenti e percorsi dei servizi sociali locali. In un altro, si affronta l’emergenza caldo e la sicurezza estiva, temi cruciali in un’area dove molti anziani vivono isolati.

Ma se da un lato queste iniziative testimoniano la vitalità del tessuto sociale del Trasimeno – fatto di associazioni, volontari, centri sociali, circoli – dall’altro non possono sostituire una strategia pubblica di lungo periodo.

Per Fioretto, la questione è chiara: "Serve una pianificazione che non si limiti a gestire l’emergenza, ma guardi al futuro. Non si può continuare a contare solo sulla buona volontà di chi resiste".

La Cgil chiede un piano d’intervento organico per il comprensorio del Trasimeno, incentrato sull’ampliamento dell’offerta assistenziale, sulla realizzazione di soluzioni di residenzialità leggera, sul potenziamento della mobilità sociale e sull’accessibilità dei servizi sociosanitari. Una strategia che, però, deve inserirsi in una visione regionale più ampia: la crisi della sanità pubblica e della medicina territoriale riguarda tutta l’Umbria e riflette una fragilità sistemica che tocca l’intero Paese.

In un’Italia che invecchia sempre di più, garantire prossimità, cura e dignità alle persone anziane è una responsabilità condivisa che riconosciuta tenendo a mente i valori dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale quali elementi centrali della pianificazione sociale e territoriale. Perché il diritto alla salute, alla casa e alla relazione non devono conoscere periferie, ma valere ovunque, per tutte e per tutti.

Redazione Nuove Ri-Generazioni Umbria

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