Un caso emblematico, ma non isolato quello dei tre operai senza casco al lavoro davanti ai finestroni di Palazzo Chigi. Emblematico è il luogo in cui avviene, ma sappiamo purtroppo come sia abituale non essere in regola.
In occasione dell’ennesima tragedia evitabile ci affrettiamo a trovare le parole più giuste, a ribadire che la sicurezza non è un costo, ma un investimento. Ma sono parole vuote se non le riempiamo di contenuti. Se non teniamo alta l'attenzione sul rapporto tra carichi di lavoro, mansioni, prevenzione e formazione, troppo spesso frammentato o poco organizzato.
Quello che è accaduto ad Octav Stroici, morto a seguito del crollo della Torre dei Conti a Roma, ci ricorda, con uno schiaffo in faccia di cui avremmo preferito fare a meno, i troppi lavoratori a rischio, perché a più di 60anni non si può stare su un’impalcatura, perché i lavori non sono tutti uguali. Tutto questo mentre la prossima legge di Bilancio, nonostante le promesse, allunga il traguardo della pensione.
Ci troviamo di fronte, e non da oggi, a tanti, troppi incidenti sul lavoro che coinvolgono lavoratori irregolari e occupati in nero che sfuggono dalle statistiche ufficiali.
Secondo l'Osservatorio nazionale di Bologna Carlo Soricelli, dall'inizio dell'anno nel nostro Paese è morto un lavoratore ogni 6 ore e poco più. Nel settore dell’edilizia sono state effettuate 19.144 ispezioni (pari al 37% del totale) con un tasso di irregolarità del 69,2%. Eppure, gli accessi sono calati del 10%.
Gli accertamenti in termini di salute e sicurezza sono diminuiti del 39%, un dato che deve far riflettere considerando come gli incidenti mortali non siano diminuiti.
In Umbria la situazione resta preoccupante. La regione è infatti “in zona rossa” per incidenza di morti sul lavoro, superiore del 25% rispetto alla media nazionale. I più recenti dati Inail relativi ai primi otto mesi dell’anno mostrano 6602 infortuni sul lavoro denunciati, in calo del 5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, di questi, l’80% verificatesi nella provincia di Perugia e con il comparto “Costruzioni” che incide per l’11% del settore "Industria e Servizi".
Per quanto riguarda gli infortuni mortali, nel settore dell’edilizia, si è verificato un caso mortale sui 14 abbattutisi da inizio anno. Nel mentre, dal 2020 ad oggi, continuano ad aumentare infortuni e morti.
Numeri che fanno male, che pesano sulla coscienza collettiva, ma che continuano a moltiplicarsi sotto i nostri occhi.
Non mancano parole di cordoglio, ma stentano ad arrivare risposte efficaci. Manca la volontà di sostenere realmente chi lavora, la volontà di arginare l’ennesima conta di vita spezzate.
Avere un’occupazione oggi non basta più ad emanciparsi dalla povertà o dalla precarietà, per questo servono interventi decisi, non deresponsabilizzazione.
Da parte nostra, come sindacato dei lavoratori dell’edilizia, continuiamo a denunciare le situazioni di rischio, illegalità e sfruttamento, rilevando quanto ancora ci sia fare al di là dai proclami, ma anche proponendo azioni concrete.
Riteniamo per questo necessaria l’istituzione di una Procura nazionale del lavoro capace di gestire rapidamente i casi di infortunio grave o mortale, uniformare le indagini e prevenire episodi analoghi.
Per l’Umbria, dove la frammentazione delle imprese è elevata e i cantieri diffusi, questa proposta potrebbe tradursi in un presidio regionale dedicato, che veda il coordinamento stabile di tutte le forze in campo.
Il nuovo decreto sulla Sicurezza sul lavoro, prevede un badge obbligatorio in cantiere, ma è utile nella misura in cui contiene informazioni verificate su formazione, contratto applicato, orario di lavoro e catena dei sub-appalti e dei distacchi.
Come Fillea Cgil Umbria rilanciamo la necessità che il badge sia collegato al sistema bilaterale affinché sia data garanzia di trasparenza e legalità, altri strumenti rappresentano solo specchietti per le allodole.
Chiediamo inoltre il riconoscimento delle vittime come “vittime del dovere” e crediamo che la Regione possa farsi promotrice di questa iniziativa, aiutandoci a sostenere una battaglia di civiltà verso chi è morto nell’adempimento dei propri doveri di lavoratore e verso i suoi familiari.
Questo Governo sta facendo troppo poco in materia di sicurezza, di fronte alle nostre richieste sono state introdotte misure palliative come la patente a crediti, che non è sufficiente senza una reale e convinta qualificazione delle imprese, senza il rispetto dei contratti, il rispetto dei tempi dei controlli, delle modalità delle gare e del lavoro di qualità.
È necessaria la partecipazione responsabile di ognuno, a partire da noi parti sociali, affinché i lavoratori siano accompagnati, informati e si sentano tutelati. È necessario continuare a concorrere per decidere e cambiare le cose attraverso la contrattazione e la partecipazione nei cantieri, nelle fabbriche e nelle piazze. È necessario agire concretamente, far seguire alle proposte, i fatti, alle parole, le azioni, per questo lanciamo una sfida a tutte le istituzioni.
Elisabetta Masciarri, segretaria generale Fillea Cgil Umbria
A cura dell’Ufficio stampa Fillea Cgil Umbria – Chiara Maria Sole Bravi