Un terzo dell'economia del Paese dipende da quello che accade nell'edilizia e nell'immobiliare.
Lo studio elaborato da Cresme per la Fillea Cgil e presentato martedì al Centro Congressi Frentani a Roma ridisegna il peso del settore delle costruzioni allargando il perimetro dell'osservazione a tutta la filiera. Un peso che incide grandemente sull'economia nazionale e valutabile intorno al 32% del valore aggiunto.
Il sistema economico è infatti strettamente legato al mondo dell'edilizia e non da oggi. Il valore aggiunto del settore nel 2021 secondo l'Istat è pari a 85,3 miliardi di euro con un'incidenza del 5,2% . Tuttavia il rapporto Cresme, spiega il suo direttore tecnico Lorenzo Bellicini, analizza e misura anche l'interdipendenza tra attività economiche evidenziando come beni e servizi prodotti da un settore siano connessi e vengano utilizzati anche da altri settori economici.
Il periodo 2021-2024 ha rappresentato una fase fortemente espansiva per le costruzioni e ha permesso di recuperare le contrazioni registrate nel periodo 2007-2019, dovute a una crescita della domanda della casa nel periodo pandemico, agli incentivi fiscali come il Superbonus e agli investimenti in opere pubbliche dovute alle leggi di spesa nazionali e al Pnrr. La casa infatti non smette di produrre valore dopo la sua realizzazione, dagli investimenti nelle nuove abitazioni a quelli per case già esistenti, dalle spese per la manutenzione ai servizi finanziari legati ai prestiti per la casa, tutti fattori che incidono sul valore reale delle costruzioni.
A ciò si aggiunge l'aspetto occupazionale, basti pensare che il 30% della crescita dell'occupazione italiana 2019-2025 viene dal contributo delle costruzioni.
Tuttavia va considerato il periodo di contrazione a cui stiamo andando incontro, la fine della fase Pnrr e degli incentivi per la casa su cui come sottolinea il segretario generale della Fillea nazionale, Antonio Di Franco, il Governo ha scelto di non investire.
Mancati investimenti e scarse risorse mentre il tema casa è sempre più urgente.
Le parti datoriali, attraverso la presenza di Federica Brancaccio, presidente Ance nazionale, Giorgio Del Piano, presidente nazionale Confapi - Confederazione italiana della piccola e media industria, Nicola Zampella, direttore generale Federbeton, Claudio Giust, presidente Assolegno e Stefano Crestini, presidente nazionale Anaepa Confartigianato Edilizia, sottolineano un mercato diviso tra mercato del lusso e necessità delle famiglie italiane mentre cresce il peso del costo della manodopera e dei materiali. Condividono la necessità di aprire un tavolo comune in cui si affrontino in maniera organica le principali criticità nel rispetto delle normative europee in evoluzione, prevedendo il loro impatto sull'industria nazionale ed europea.
Si rilancia inoltre la possibilità di sottoscrivere un documento unitario che metta insieme parti sociali, Fillea Cgil, Filca Cisl e Fenal Uil e datoriali. Un documento da sottoporre ad un interlocutore che non sia frammentato come avvenuto finora e che riconosca al suo interno il valore della bilateralità come punto di forza del settore.
Per questo serve una visione a lungo raggio che metta in campo le competenze esistenti e consideri, anche quando si parla di rigenerazione urbana, la persona come il fulcro degli interventi attorno a cui ruotare. Andare insieme quindi, per arginare una manovra di bilancio modesta, scelte politiche che privilegiano il riarmo e non considerano le esigenze dei lavoratori e il tema della casa sacrificando welfare e diritti.
Di fronte all'emergenza abitativa trascurata, di fronte ad un modello che non tutela a sufficienza l'apparato produttivo e del lavoro, il 12 dicembre sarà sciopero generale!