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Aree interne: presente e futuro passano da qui

23 settembre 2025
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Rarefazione di servizi e infrastrutture, impoverimento delle reti sociali, spopolamento, le aree interne costituiscono l’ossatura del nostro Paese e della nostra regione e ad un’occhiata poco attenta potrebbero sembrare un concentrato irreversibile di problemi.

Irreversibile è l’aggettivo usato dal Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne (PSNAI) 2021-2027 nella definizione, molto dibattuta e contrastata, di quei territori spopolati che il Governo dava per irrecuperabili.

Ecco, a partire da questa definizione l'Associazione Nuove Ri-Generazioni Umbria insieme alla Fillea Cgil Umbria hanno ragionato questa mattina nel corso di una tavola rotonda che ha portato alla luce spunti e riflessioni di chi non dà nulla per scontato e preferisce provare a formulare proposte e individuare segnali di cambiamento positivi.

“Il tema delle aree interne – ha dichiarato il presidente di Nuove Ri-Generazioni Umbria, Mario Margasini - va contestualizzato superando la contrapposizione tra aree urbane e territori a bassa demografia a partire dalla narrazione tipica degli ultimi anni che ha considerato le realtà periferiche come una categoria a sé, assimilandole in un unico grande insieme che non ha permesso di coglierne le caratteristiche e le differenze. Quello che vogliamo stimolare a fare, - ha sottolineato Margasini - è l’assunzione di uno sguardo diverso, capace di fare rete, di fare coprogettazione non contrapposizione!”.

Un invito che ha trovato concordi i relatori della tavola rotonda, a partire dalla presidente nazionale di Nuove Ri-Generazioni, Rossella Muroni che ha rilevato come: “In questo complesso momento storico le aree interne sono un esempio di quello che significa cultura della pace e dell’accoglienza. Grande sostegno alla vitalità economica e demografica dei territori è infatti arrivato grazie alle famiglie migranti che vi si sono stabilite. Occorre considerare le aree interne nella loro storia specifica, adottando politiche su misura, garantendone una prospettiva di ampio respiro. Occorre capire che tipo di Paese stiamo scegliendo di essere”.

A tale proposito, sollecitato dalle domande di Andrea Chioini e Chiara Maria Sole Bravi, il segretario della Fillea nazionale, Angelo Sposato ha ricordato che: “Abbiamo un grande patrimonio abitativo inutilizzato nelle aree interne e allo stesso tempo enormi difficoltà a trovare casa nei centri urbani. Un fenomeno che contribuisce alla polarizzazione delle disuguaglianze, in mancanza di politiche abitative capaci di dare risposte strutturali, interventi pubblici carenti e incentivi non sufficientemente calibrati sulle reali necessità e possibilità economiche dei destinatari”.

Proprio in riferimento all’urgenza di un Piano casa efficace, la segretaria generale Fillea Cgil Umbria, Elisabetta Masciarri ha sottolineato come il diritto all’abitare sia una questione sociale e politica. “La combinazione di salari insufficienti, costi in crescita per le abitazioni vicine a infrastrutture e servizi e  assenza di riferimenti adeguati in termini di welfare, impone non solo una riflessione, ma il coinvolgimento ampio e immediato delle istituzioni, anche a livello regionale”.

Di welfare ha ragionato anche la professoressa Paola Bertolini, UniMore e CAPP (Centro Analisi Politiche Pubbliche) nonché componente del Comitato scientifico di Nuove Ri-Generazioni Umbria, autrice insieme al professor Enrico Giovannetti di una ricerca dettagliata sulle aspirazioni dei giovani umbri, condotta fra più di 200 studenti dell'ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado, indagandone aspirazioni professionali e rapporto col territorio.

Un territorio, quello umbro, che vede il 30% di over 65enni e il 10% di ultraottantenni. "Vivere più a lungo è una conquista non una disgrazia, - ha evidenziato Attilio Romanelli dello Spi Cgil Umbria - per questo riteniamo necessario potenziare la rete di servizi sanitari, a partire dalle case di comunità”.

Un altro aspetto su cui ragionare, come sottolineato da Andrea Corpetti della Cgil regionale, è quello rappresentato dall’aumento delle solitudini che di fatto costituisce un'emergenza tanto economica quanto sociale.

La volontà comune emersa con ulteriore forza dall'incontro di oggi è quella dunque di rafforzare il legame tra l'Associazione e il sindacato della Cgil a cominciare dagli edili e dai pensionati per difendere e innovare il welfare a partire dai territori e dalle aree interne.

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