Il 27 gennaio, Giornata della Memoria, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel novembre del 2005, rappresenta un giorno per commemorare le vittime dell’Olocausto, ma anche un monito universale di condanna di ogni forma di discriminazione, intolleranza e violenza su base etnica o religiosa.
Nel contesto attuale, attraversato da conflitti persistenti e narrazioni polarizzanti, la giornata di oggi può significare un momento di riflessione, un invito a identificare nel valore della memoria uno strumento di pace e comprensione.
La tragedia della Shoah insegna infatti quanto il disconoscimento dell’umanità altrui possa condurre all’abisso, quanto dolore e sofferenza possa causare l’arroganza di chi rivendica per sé l’esclusività delle proprie ragioni, di chi rifiuta di dichiarare l’esistenza dell’”altro da sé”.
Un tragico principio ben evidente anche nei conflitti attuali e che continua tragicamente a perpetuare dinamiche di esclusione e negazione dell’altro.
Conflitti questi che non si esauriscono in una disputa territoriale, ma diventano il simbolo delle fratture che attraversano il mondo contemporaneo in cui l’appartenenza etnica, piuttosto che il principio democratico dell’uguaglianza diventano fondamento delle relazioni internazionali e sociali.
Affinché la memoria storica non venga piegata da logiche divisive, in cui non ci sia la narrazione di un ’“unico dolore legittimo” che alimenta contrapposizioni e ignoranza, ricordare diventa una risorsa, un appiglio irrinunciabile per scongiurare quell’abisso.
A tale proposito ci sembra utile riportare alla mente la figura di Furio Colombo, giornalista, scrittore e parlamentare scomparso pochi giorni fa che della Legge sulla memoria, istituita dal Parlamento italiano nel 2000, fu sostenitore e promotore.
Colombo sperimentò le leggi razziali fasciste e dichiarò: ”Ho vissuto il fascismo, avevo il sillabario del triste bambino fascista, per cui non mi dà alcuna euforia chiamare il Paese “Nazione”, una nazione in cui c’è tanta gente uguale senza tolleranza per qualsiasi diversità”, perché è in quel connubio col nazionalismo che si anticipò il clima tragico della Shoah in cui insieme agli ebrei furono barbaramente uccisi anche disabili, lgbt, rom, slavi e dissidenti politici.
Ricordare è necessario ed è importante che sia un esercizio coltivato con consapevolezza da ognuno, ma che venga esercitato nella collettività, perché ciascuno di noi è parte di un’unica comunità, quella umana.